Testo e foto di Gennaro Fiorentino

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Ci sono luoghi che per l’appassionato di cose ferroviarie, sono particolarmente interessanti. Uno di questi è senz’altro Potenza, città principale della regione Basilicata. Il centro si trova appollaiato su una collina mentre, ai suoi piedi, c’è la stazione principale RFI (Potenza Centrale) sulla linea che conduce a Taranto con provenienza da Salerno. Fin qui niente di particolare ci sarebbe da far notare. Ma, e qui comincia la particolarità, di fronte questa ferrovia per così dire essenziale, ce n’è un’altra con una propria stazione.

Fabbricato viaggiatori di Potenza Scalo FAL ricostruito dopo l’evento sismico del 23 Novembre 1980.

E’ quella della Ferrovia Appulo Lucana (FAL), fino al 2001 Calabro Lucana (FCL), con scartamento da ferrovia secondaria a 950 mm. All’uscita del piazzale di RFI, una diramazione si stacca per dirigersi verso Foggia e, vero miracolo gravitazionale, si inerpica su al paese con alcune ulteriori stazioni: Potenza Superiore e Potenza Macchia Romana. Nello stesso tempo anche la linea FAL manifesta velleità ascensionali. Dopo la fermata “Scalo”, con un geniale rondò, si ritrova a località San Rocco per poi affiancarsi alla “centrale” con una singolare via a tre binari di cui uno in comune con RFI. Poco più avanti prende decisamente la direzione di Bari con diramazione per l’appendice di Avigliano. Era la primavera del 1986 ed esigenze familiari mi portarono appunto a Potenza. Ma con un pretesto, sgattaiolai ed armato di macchina fotografica caricata a pellicola per diapositive, arrivai al deposito FCL di Potenza Inferiore Scalo. La serena domenica aveva donato a quel luogo una tranquillità esemplare. Gl’impianti apparivano abbandonati se non per la presenza di un custode al quale non sfuggì la mia persona. Ma, diversamente da quello che sarebbe stato fatto altrove, egli incoraggiò la mia attività di fotografo. Mi fece entrare nel recinto e si prodigò per mettermi alla luce, spostandolo, un locomotore a trazione termica presente nel buio dell’hangar. Dopo trent’anni non ho dimenticato quel senso di ospitalità quasi affettuosa.

Sono intento a riportare su disco le slides della mia gioventù; operazione accompagnata da commozione e nostalgia. Sono uscite fuori anche le foto di quella mattinata che ho pensato di condividere con i lettori del sito. Il sole non proprio in posizione favorevole, compromise in parte i miei scatti. Però il loro valore di documento, credo che possa attenuare le critiche dei perfezionisti a tutti i costi.

      

Singolare segnale ferroviario comandato a filo e colonna idraulica a ricordo dell'epoca del vapore.

Locomotiva monumento matricola 402 costruita nel 1931 dall’industria CEMSA di Saronno.

Rodiggio 1’C. Velocità massima 45 km/h.

Automotrice Emmina trasformata in inconsueto magazzino ricambi.

Vecchia vetturetta a terrazzini ormai fuori servizio già all’epoca della foto.

Una curiosità: nel dopoguerra alcune di queste vetture furono prestate (ma in realtà regalate)

alla ferrovia Roma-Fiuggi per rinforzare le composizioni suburbane.

Automotrice risalente al 1973 di costruzione Ferrosud Matera su licenza Breda. Velocità 70 km/h.

Capacità passeggeri 6 in prima classe e 46 in seconda.

Locomotiva da manovra di costruzione Ferrosud Matera su licenza Breda. Motorizzazione IF (Isotta Fraschini).

Potenza 2 x 370 kW. Famiglia di 9 esemplari numerati da 601 a 609.

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